IL FUCINO IERI

IL FUCINO IERI

Per milioni di anni, il Fucino è stato il più grande lago carsico italiano e il terzo per estensione.
I suoi limiti e il livello di stazionamento delle acque sono stati caratterizzati, nel tempo geologico, da variazioni assai significative. In effetti, l’ultima linea di riva, più o meno rappresentata dalla Strada Circonfucense, deve considerarsi semplicemente indicativa del livello lacustre della seconda metà dell’Ottocento. Per questo aspetto basterà considerare che nel Pliocene, più di 2.500.000 anni fa, il lago presumibilmente si estendeva anche nell’attuale Valle del Salto. In tempi assai più recenti, circa 20.000 anni fa, in corrispondenza del cosiddetto Ultimo Massimo Glaciale, le acque coprivano quote prossime o superiori a quella dell’attuale centro di Avezzano. Al contrario, l’individuazione di un livello di argille di colore giallo-arancio, nel corso di indagini geognostiche degli anni Novanta, indicativa di processi geologici subaerei, suggerì che al passaggio tra il Pleistocene superiore e l’Olocene, all’incirca 11.000 anni fa, il lago dovesse presentare estensione fortemente ridotta, poco più ampia dell’attuale Bacinetto1. In sostanza, il lago è presente per buona parte della storia geologica, per quanto attiene all’evoluzione continentale di questa regione, ma con fisionomia assai mutevole, soggetta alle altrettanto mutevoli caratteristiche del clima e dei processi di formazione della catena appenninica. Il rapporto tra uomo e ambiente ha inciso in modo progressivo sull’aspetto del paesaggio, modificandolo nel corso dei secoli, con la costruzione di insediamenti e attraverso la pratica di attività di sostentamento.
Fin dalla preistoria quest’area, biologicamente ricca e dal clima mitigato per la presenza del lago, fu scelta come luogo di insediamento. Il paesaggio era costituito da radure erbose alternate a versanti brulli e boschi, dove erano presenti grandi mammiferi: elefanti, ippopotami, rinoceronti, cavalli, buoi, orsi delle caverne ed anche animali più piccoli come ovini, suini, cervi, caprioli camosci, stambecchi, cinghiali, marmotte, tassi, lepri, volpi, oltre a molti uccelli terrestri e acquatici, stanziali e di passo. Il lago offriva una grande varietà di pesci come barbi, tinche, anguille, gamberi, scardole, carpe, lasche, spinarelli e granchi di acqua dolce. Le prime tracce di vita risalgono a 20.000 anni fa gruppi umani, prevalentemente nomadi o a sedentarizzazione
periodica, caratterizzati da un’economia di caccia e raccolta, successivamente evoluta con lo sviluppo di forme di caccia specializzata e con l’apparizione della pesca, cominciarono a frequentare le rive del lago. Le abitazioni erano inizialmente costituite da grotte disposte lungo il perimetro ripuario. Con i giunchi e gli scirpi, che crescevano nelle zone umide, venivano costruiti cesti, capanne e altri oggetti di uso quotidiano. Tra il Neolitico e il X secolo a.C. l’introduzione dell’agricoltura cerealicola portò alla costruzione di insediamenti stanziali.
Alle principali risorse di sostentamento, la coltura di cereali nelle pianure e alberi da frutto sulle alture e le attività di caccia e pesca, si aggiunse l’allevamento di pecore, capre, suini buoi e cavalli.
L’integrazione definitiva delle etnie locali dei Marsi e degli Equi con il mondo romano comportò un consistente aumento demografico: sorsero villaggi, santuari extraurbani, e agglomerati urbani, che occuparono gradualmente le zone lasciate libere dal lago, in seguito alla stabilizzazione del livello delle acque, ottenuta la costruzione dell’emissario claudiano. Le terre emerse consentirono una ricca attività agricola: vennero incrementati i vigneti, molto rinomati, insieme a frutteti, oliveti e alla grande produzione di lino e canapa. Per fare spazio ai pascoli e all’agricoltura, un intenso disboscamento aveva reso brulle le montagne: i boschi, una volta molto estesi, vennero relegati nelle parti più alte dei monti o nelle vallate più riparate e umide.
Nel Medioevo, il territorio venne assoggettato dai Conti dei Marsi, che per controllarlo, costruirono una rete di castelli in tutta la zona, delineando l’aspetto caratteristico, ancora ben visibile, costituito da borghi fortificati attorno al lago e insediamenti dislocati nella piana, costruiti attorno alle roccaforti. La divisione in feudi comportò l’alternanza al potere di nobili famiglie, tra cui Orsini, Piccolomini e Colonna, che amministrarono stabilmente il territorio dal XVI fino al 1806, anno dell’abolizione delle proprietà feudali. Alla fine del Quattrocento venne ampliata la pratica pastorale transumante, che portava le greggi di feudatari e nobili locali verso le pianure pugliesi e laziali.
L’attività agricola dal XIV al XIX secolo rimase incentrata su numerosi tipi di cereali (grano, orzo, segale, mais), legumi (fave, fagioli di diverse qualità, lenticchie, piselli, cicerchie, lupini e ceci) ortaggi (oltre a lattughe, scarola, indivia, ravanello, cicoria, finocchio, bietola, rapa, barbabietola, prezzemolo, basilico, pomodoro, peperoni, sedano, cipolla, aglio, cavolo, broccolo di rapa, cavolfiore, zucca, rughetta, era molto diffusa la patata, apprezzata la qualità dei tartufi e del carciofo di Pescina) piante officinali o tintorie, come la robbia, e frutta (ciliegi, meli, peri, sorbi, cotogni, susini, noci, olivo, vite, mandorlo, fico, albicocco, melograno e nespolo).
Spesso i campi di grano erano inframmezzati da alberi da frutta. Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento la Marsica si presenta agli occhi dei viaggiatori con un paesaggio caratterizzato da paesetti arroccati e dal contrasto tra la natura brulla e selvaggia e l’ampia distesa delle acque del lago. I due centri abitati più strutturati e importanti erano Avezzano e Celano, poco distanti dalle rive del lago.

1 C. Giraudi, 1998, Late Pleistocene and Holocene lake-level variations in Fucino Lake (Abruzzo, Central Italy) inferred from geological, archaeological and historical data, Paläoklimaforschung 25, pp. 1–18; C. Giraudi, 1999, op. cit. Recentemente, grazie a scavi realizzati nel quadro della progettazione di impianti fotovoltaici e per centrali biomasse, è stato possibile acquisire nuovi dati su questo livello argilloso che forse permetteranno di precisare meglio le caratteristiche del bacino lacustre nella fase di basso stazionamento al passaggio tra Pleistocene superiore e Olocene.