LA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO
Attorno alla chiesa di San Bartolomeo andò articolandosi la città pre-1915, di cui la piazza recante il nome della collegiata rappresentava un ideale centro. La chiesa venne più volte ricostruita nel corso dei secoli a causa dei danni provocati da almeno due eventi sismici avvenuti nel 1349 e nel 1703.
La prima fondazione è databile intorno alla metà del’IX secolo, come attesta il rinvenimento tra le macerie del 1915 di un pilastrino decorato. Nel complesso, la strutturazione della chiesa più recente beneficiò di elaborazioni fino agli anni Trenta dell’Ottocento, concluse col completamento della facciata. L’edificio era costituito da tre navate con arcate a tutto sesto e presentava undici altari. Le immagini disponibili del prospetto mostrano una tripartizione con suddivisione mediante coppie di lesene, corrispondente alla tripartizione interna. Alla destra della facciata era ubicato il campanile a sezione quadrata, costruito negli ultimi anni del Settecento.
Dopo il terremoto furono recuperate pochi resti della distrutta chiesa: tra queste, i capitelli delle paraste della facciata, le campane, una decorazione medievale, citata da Gavini come riferibile alla costruzione alto medievale. I resti della facciata di San Bartolomeo non furono consolidati, presumibilmente anche in virtù dello scarso interesse per la tipologia stilistica, che condizionava le scelte della Sopraintendenza ai Monumenti del Lazio e degli Abruzzi. I successivi interventi portarono soltanto la completa rasatura del rudere.
Tra i resti, due dei capitelli in pietra originariamente posti alla sommità di paraste del prospetto. Sembrerebbe invece che alcune cornici non più disponibili abbiano in passato svolto la poco decorosa funzione di cordoli nei marciapiedi del piazzale della stazione. Sul luogo ove sorgeva la chiesa, rimase soltanto il basamento della torre campanaria, oggi a lato di un alzato in cemento, che copia le ultime due lesene di destra dell’antica facciata, riportando la decorazione sommitale.
Gli scavi archeologici del 2004 hanno portato alla luce resti – oggi ben visibili all’interno dell’area recintata – delle fondazioni del secondo e del terzo pilastro della navata nord e quelle dei quattro pilastri della navata sud della chiesa distrutta.