IL BACINO PLIOCENICO E IL BACINO DEL PLEISTOCENE INFERIORE
Il bacino pliocenico
La parte più antica del lago più antico, formata nel Pliocene più di 2.500.000 anni fa, ha lasciato le proprie testimonianze in parte dei sedimenti del cosiddetto “Complesso di Aielli”. Questi frammenti costituiscono l’ossatura dei rilievi del settore nord-orientale del bacino, quello di Colle Caprino-La Selvotta, nonché la parte medio-superiore del rilievo, su cui sorge l’abitato di Aielli, affioranti tra questo e il vicino abitato di Cerchio. La successione dei sedimenti è rappresentata da argille, limi e sabbie generalmente di colore grigio o giallastro, talora ricchi di gusci di gasteropodi polmonati nella parte bassa.
La granulometria aumenta progressivamente verso l’alto, divenendo più ghiaioso-sabbiosa, fino a presentare, a circa 900 metri di quota, lenti di brecce calcaree affioranti lungo la strada che collega Aielli ad Aielli Stazione. È altresì possibile rinvenire singoli elementi calcarei, con volume anche di centinaia di metri cubi, legati a meccanismi di messa in posto di tipo franoso.
Verosimilmente, sono da ritenersi frammenti calcarei, inclusi nei sedimenti pliocenici, anche intere zolle di volume dell’ordine dei milioni di metri cubi, come Colle Dora, affiorante in altro settore del bacino, a nord di Castelnuovo.
Dal punto di vista dell’ambiente deposizionale, si deve osservare che nella parte inferiore e intermedia del “Complesso di Aielli” sono del tutto assenti clasti di natura calcarea, mentre l’apporto carbonatico, anche con i blocchi di grandi dimensioni, diventa assai più significativo nella parte alta. Ciò indica che i paleo versanti, che alimentarono la sedimentazione nell’antico bacino, erano in origine costituiti da depositi terrigeni (i sedimenti marini argillosi e arenacei del Miocene) e soltanto dopo una lunga fase di erosione, concomitante al sollevamento dei rilievi montuosi, vennero a giorno i versanti calcarei la cui erosione – talvolta con meccanismi franosi – è testimoniata dall’accumulo della parte alta del “Complesso di Aielli”.
In sostanza, è nel corso della sedimentazione di questo primo ciclo de posizionale, che si passa da un generale paesaggio presumibilmente dominato da blande dorsali argillose e arenacee, a ripidi versanti carbonatici, più simili
a quelli che dominano nel settore settentrionale l’odierno margine del Fucino. Tuttavia, il quadro paleogeografico e geologico originario era certamente diverso da quello odierno. In effetti, i sedimenti pliocenici non sono stati rinvenuti solo tra Aielli e Cerchio, ma anche nelle zone de I Tre Monti, Castelnuovo, Antrosano, Alba Fucens e Magliano dé Marsi. Questa continuità e la loro presenza anche nella vicina Valle del Salto fanno ritenere che il bacino lacustre pliocenico fosse assai ampio e comprendesse il settore settentrionale del Fucino e un’ampia depressione verso l’attuale bacino di Rieti.
Il bacino del Pleistocene inferiore
Nel corso del Pleistocene inferiore, dopo l’intensa erosione dei sedimenti del “Complesso di Aielli”, contemporanea al sollevamento nel settore occidentale dell’attuale catena appenninica, si deposero le ghiaie con intercalazioni prevalentemente sabbiose, di ambiente da fluviale a lacustre (“Complesso di Cupoli”), ben visibili tra Celano e Aielli, in corrispondenza del rilievo della Valle di Cupoli.
Questi sedimenti presentano giacitura degli strati generalmente diversa da quella dei più antichi depositi, con blanda pendenza verso il bacino.
Al “Complesso di Cupoli” sono attribuibili anche limi calcarei bianchi o bianco-giallastri estesamente affioranti tra Collarmele e Pescina e riferibili a un ambiente deposizionale più francamente lacustre. Contemporaneamente alla sedimentazione lacustre e fluviale, i versanti montuosi erano caratterizzati dalla messa in posto di brecce calcaree, spesso ben stratificate e cementate da matrice micritica di colore rosato. Si tratta di antichi depositi di versante, con aspetto piuttosto caratteristico (la matrice rosata), assai diffusi nell’Appennino abruzzese, che possono raggiungere il considerevole spessore di 120-130 metri. Nell’area del bacino del Fucino, queste brecce sono state rilevate lungo il versante meridionale de I Tre Monti, su quello occidentale della Serra di Celano (tra Celano e Ovindoli), su quello orientale delle Gole di Celano (a quota compresa tra 1.300 e 1.500 m circa), sul versante sud-occidentale del M. Velino e soprattutto lungo il versante meridionale dei Monti della Magnola. Qui, in corrispondenza di Colle del Pidocchio, la successione delle brecce è ben esposta grazie alla giacitura sub-orizzontale degli strati, soprattutto nella parte alta del rilievo. Da notare che le brecce affiorano su questa dorsale montuosa anche ad alta quota, intorno a 1.950 metri, tra il Monte Cocurello e Il Sasso.
Le caratteristiche stratigrafiche e sedimentologiche, nonché la distribuzione plano-altimetrica dei depositi del “Complesso di Cupoli” indicano che il bacino di sedimentazione di circa 1 milione di anni fa doveva essere assai diverso da quello del Pliocene. In sostanza, il paesaggio cominciava ad approssimare l’attuale, visto che la presenza delle brecce sopra citate chiarisce che molti dei versanti e delle incisioni vallive, che tuttora caratterizzano la fisiografia fucense, (es. Monti della Magnola, Gole di Celano, versante meridionale de I Tre Monti, ma anche Vallelonga e valle del Giovenco) erano già presenti circa 1.000.000 di anni fa.