Il museo è costituito da due edifici principali che ospitano il Lapidarium e il Museo del Prosciugamento del Lago Fucino oltre ad un edificio dedicato a mostre d’arte contemporanea ed eventi all’aperto.
Nel Lapidarium, denominato “Le Parole della Pietra”, sono esposte epigrafi antiche con rigore scientifico e, allo stesso tempo, di facile comprensione didattica, rinvenute nei secoli e fino ad oggi custodite nei depositi del Comune di Avezzano non al pubblico, a cui raccontano il passato della Marsica attraverso storie di vita privata, religiosa e politica.
Una prima saletta, dedicata ad Avezzano prima del terremoto del 1915, testimonia il passato di una città scomparsa e totalmente sconosciuta, dove un video 3D della città prima del terremoto, stemmi nobiliari, il magnifico portale della Chiesa di San Nicola, i capitelli della Cattedrale di San Bartolomeo e altri pezzi di pregio provenienti da edifici che non esistono più, sollecitano un sentimento quasi estraneo di appartenenza ai nuovi abitanti di Avezzano e, allo stesso tempo, nostalgia di ciò che non c’è più. Le altre sezioni, dedicate alle iscrizioni antiche, rievocano un glorioso passato con l’esposizione di epigrafi riferite a personaggi della storia, dal dittatore Silla al condottiero della Lega Italica Poppedio Silone, e dalle aree archeologiche di Alba Fucens, Marruvium, Lucus Angitiae e Ortona dei Marsi.
“Il Filo dell’Acqua” – Museo del Prosciugamento del Fucino, utilizza un impianto moderno e multimediale per illustrare la grande opera idraulica che ha portato alla scomparsa del terzo lago più grande d’Italia, cambiando indelebilmente il destino di generazioni di uomini che, da pescatori, diventarono agricoltori. Il lago e la sua storia sono raccontati in un itinerario vario e sfaccettato, in cui citazioni di storici greci e latini si intrecciano con immagini di com’era il Fucino e voci supplichevoli di gente del posto disperata per i disastri che ha causato. I grandi progetti degli ingegneri del passato vengono talvolta raccontati come improbabile sfondo della magnifica impresa compiuta da Alessandro Torlonia nella seconda metà dell’Ottocento.
In tutto il museo, l’opera di bonifica è illustrata in tutte le sue sfaccettature, dedicando ampio spazio a quanto ha contribuito alla trasformazione ambientale ed economica finale del territorio marsicano. La testimonianza di Alexandre Dumas, che scrisse nel 1863 “La Marsica et Il Fucino” riassume lo stupore di chi entrò in contatto con questa impresa: “Il principe Alessandro Torlonia portò a termine un’opera ideata da Cesare, ritenuta impossibile da Augusto, tentata da Claudio , rilanciato invano da Adriano e Traiano e che, nel corso di diciassette secoli, aveva vanificato gli sforzi di Federico di Svevia, Alfonso I d’Aragona, i dubbi Colonna e Ferdinando IV. che valeva la pena fare una deviazione di qualche chilometro per ammirare un quel lavoro dell’antichità, se avesse saputo come farlo, l’avrebbe chiamato l’ottava meraviglia del mondo “.