LA VITA INTORNO AL LAGO
Fin dalla sua comparsa nella Marsica, l’uomo ha dovuto fare i conti con il lago e col suo regime incostante, che limitava le possibilità di sfruttamento agricolo della zona, favorendo semmai la caccia e la pesca. Questo può spiegare l’atteggiamento di timore religioso che esso poté ispirare, inducendo le popolazioni rivierasche a venerarlo come una divinità misteriosa e temibile, da cui potevano dipendere la prosperità e la vita stessa delle comunità.
Le epigrafi conservate in Parole di Pietra offrono uno squarcio della vita intorno al lago dopo il definitivo inserimento delle popolazioni locali nello stato romano. I territori intorno al lago erano occupati in gran parte dai Marsi, che occupavano anche l’alta Valle del Giovenco e la Valle Roveto; solo nell’angolo nordoccidentale, oggi occupato da Avezzano e dal suo territorio, s’incuneavano gli Equi.
La prima menzione storica della zona risale al 408 a.C., quando Livio (IV, 57, 7) attesta che, nell’ambito di una guerra contro Volsci ed Equi, i Romani conquistarono una fortezza nei pressi del Fucino (castellum ad lacum Fucinum).
Al 340 a.C. risale invece la prima menzione esplicita dei Marsi (Livio, VIII, 6, 8), che compaiono poi tra le popolazioni vinte da Roma nel corso della II Guerra Sannitica.
Il trattato di alleanza che li legò definitivamente a Roma fu stipulato nel 304 a.C. (Livio, IX, 45, 18) e rinnovato nel 302 dopo un tentativo di ribellione (Livio X, 3, 5). Da questo momento, pur mantenendo la propria indipendenza in cambio di una regolare fornitura di truppe, i Marsi adottarono l’alfabeto e la lingua di Roma e ne subirono l’influsso culturale, che irradiava soprattutto da Alba Fucens, dove nel 303 a.C. era stata fondata una colonia di diritto latino (Livio, X, 1, 1).
Alba rappresentava l’innesto di un modello d’insediamento urbano in un contesto caratterizzato piuttosto da piccoli centri fortificati sulle alture (oppida), a cui venivano affiancandosi villaggi di pendio e di fondovalle (vici).
Dopo la grande crisi della Guerra Sociale (91-89 a.C.), che vide gli alleati italici, con i Marsi in testa, prendere le armi contro Roma, anche le popolazioni intorno al lago ricevettero la cittadinanza romana e gli antichi stati ‘nazionali’ furono definitivamente incorporati nello stato romano.
La Marsica, al pari delle altre aree dell’Appennino centrale scarsamente urbanizzate, subì una trasformazione radicale, perché tutta la vita amministrativa fu riorganizzata sul modello urbano. Il territorio intorno al Fucino fu diviso fra tre centri autonomi (municipia): Alba Fucens, che perdeva così il rango di colonia, Marruvium (S. Benedetto) e Anxa-Angitia (Luco), a cui si aggiunse anche Antinum (Civita d’Antino) nella Valle Roveto.
I municipi sorti nell’antico territorio marso erano semplici villaggi, che a partire da quel momento si dotarono delle strutture peculiari di una città antica: foro, templi, edifici pubblici, mura, edifici per spettacoli.
Il declino di questo modello urbano, che si coglie già tra III e IV sec. d.C., sarà definitivamente siglato dalla perdita di funzionalità dell’emissario antico alla fine del V o agli inizi del VI sec. d.C.